Un episodio molto, molto particolare già ricordato nel nostro blog, che si è ora concretizzato in una manifestazione ricorrente:
L’abbraccio dei parà sul Po, la prima scintilla di pacificazione.
L’associazione paracadutisti ricorda il 6 maggio 1945 quando i soldati della Folgore che avevano aderito alla R.S.I., fatti prigionieri, e quelli del neonato Regno del Sud, si incontrarono sul Grande fiume e si salutarono mettendo da parte le divisioni in nome di un futuro “italiano” tutto da costruire!
I soldati americani non avevano creduto ai loro occhi quando videro i paracadutisti che avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana e quelli invece che combattevano per il Regno del Sud, con gli alleati. Era il 6 maggio 1945. La guerra in Italia era finita. I parà della Folgore, della RSI, si erano arresi agli americani in Valle d’Aosta (ricevendo l’onore delle armi) ed erano diretti al campo di prigionia di Coltano (Pisa). I paracadutisti della Divisione Nembo, del Gruppo di Combattimento Folgore, che avevano partecipato alla liberazione di Bologna, stavano viaggiando verso il Nord. Giunti sul Po, si dovettero fermare perché il ponte di barche consentiva il passaggio di una colonna alla volta. I parà si riconobbero e scesero dai mezzi per salutarsi. Si erano addestrati insieme, alcuni avevano combattuto insieme in Africa, si conoscevano bene. Nessun astio per aver scelto una parte. Il senso di onore, rispetto e lealtà ebbe il sopravvento. Al termine si salutarono cantando l’inno dei parà “Come Folgore dal cielo“. Il Po è stato quindi testimone di uno dei primi atti di pacificazione nazionale.
Sabato mattina, l’episodio chiamato “Abbraccio sul Po”, è stato ricordato allo Scalo Pontieri con una messa e la deposizione di una corona d’alloro in acqua, a ricordo dei caduti, portata da alcuni Pontieri a bordo di un gommone in mezzo al fiume. E’ un evento rimasto sepolto nella storia, di cui si è parlato poco, ma che ha è riuscito a fare breccia nel tempo e rivedere la luce, grazie alla manifestazione organizzata dall’Ass. Naz. Paracadutisti d’Italia (Anpd’I) con la partecipazione di numerose autorità, Ass. Combattentistiche e d’Arma e rappresentanti delle FFOO.
Dopo la messa celebrata dal Cappellano Militare del 2° Rgt Genio Pontieri, Massimo Gelmi, il Presidente della Sez. Piacenza Anpd’I, Fabio Scrollavezza, ha ricordato l’episodio parlando di “un gesto di pacificazione” che andava oltre le divisioni e le appartenenze. Per il comandante del 2° Pontieri, Col. Daniele Paradiso “questo evento avviene in concomitanza con il 164° anniversario della fondazione dell’Esercito” e, rivolto alle Associazioni, ha sottolineato il loro ruolo di memoria e il loro impegno nel far conoscere la storia “perché non c’è futuro senza passato“.
Il Pres. Naz. ANPd’I, Generale Marco Bertolini (Gen. Cd’A, già Comandante della Brigata Folgore e del Comando Operativo di Vertice Interforze): “Quei soldati – ha affermato – si riconobbero sul Po perché venivano dalla stessa “famiglia”, alcuni avevano frequentato la stessa scuola, altri condiviso la buca a El Alamein. Dopo la guerra unirono le forze per ricostruire il Paese. Un’unità ritrovata grazie anche ai combattenti. Nonostante la sconfitta, l’Italia si rialzò». Per il Generale “oggi servirebbe prendere ispirazione da questi episodi. Ma sarebbe possibile oggi, dato l’odio che si riversa sull’avversario? Sembra che il tempo non sia più capace di far dimenticare gli odi, ma non possiamo permetterci una guerra civile continua”.
Il Gen. Raffaele Campus, Responsabile Reg. dell’Ass. Combattenti e Reduci, ha ricordato che “sono stati diversi gli episodi di pace e rispetto tra i soldati durante e dopo la guerra. La pace va conquistata ogni giorno. La guerra è la malattia più pericolosa per l’uomo. Bisogna saper fare la pace con i nemici, nel nome del rispetto reciproco, che sta alla base della convivenza civile”.
La Senatrice Elena Murelli (Lega) ha sottolineato che “oggi a ottant’anni quel gesto ci parla ancora… ci ricorda che la Patria è più grande delle nostre divisioni, che il senso del dovere, della lealtà e della dignità può resistere anche alla prova più dura della storia. In un mondo in cui le lacerazioni e i conflitti sono ancora, purtroppo, all’ordine del giorno, l’abbraccio tra paracadutisti ci insegna che il futuro si costruisce solo ritrovando ciò che ci unisce e non fomentando ciò che ci divide”.
La Presidente del Cons. Com., Paola Gazzolo, ha parlato di una “iniziativa riuscita, toccante, da cui è emersa la volontà di superare i muri da un evento partito da un abbraccio di pace che oggi si deve estendere a tutti. L’appartenenza di corpo dei soldati ha consentito di abbattere le divisioni ed è stato un gesto di forte pacificazione di cui ci sarebbe bisogno anche oggi per costruire pace“.
Alla cerimonia presenti anche il Cons. Reg. Giancarlo Tagliaferri (FdI), Franco Albertini, Vice Pres. Provincia, il Vice Sindaco Matteo Bongiorni. Assente solo l’ANPI perché impegnata nelle celebrazioni di Carlo Carini, partigiano fucilato in via Emilia Pavese (evidenziando però così la volontà di voler perpetuare la memoria del sacrificio di una sola parte della nazione -n.d.r.).
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dall’articolo: «L’abbraccio dei parà sul Po prima scintilla di pacificazione» del giornale
e anche condiviso sul gruppo Facebook “Divisione Folgore“