6 maggio… data da ricordare

Un episodio molto, molto particolare già ricordato nel nostro blog, che si è ora concretizzato in una manifestazione ricorrente:

L’abbraccio dei parà sul Po, la prima scintilla di pacificazione.

L’associazione paracadutisti ricorda il 6 maggio 1945 quando i soldati della Folgore che avevano aderito alla R.S.I., fatti prigionieri, e quelli del neonato Regno del Sud, si incontrarono sul Grande fiume e si salutarono mettendo da parte le divisioni in nome di un futuro “italiano” tutto da costruire!
I soldati americani non avevano creduto ai loro occhi quando videro i paracadutisti che avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana e quelli invece che combattevano per il Regno del Sud, con gli alleati. Era il 6 maggio 1945. La guerra in Italia era finita. I parà della Folgore, della RSI, si erano arresi agli americani in Valle d’Aosta (ricevendo l’onore delle armi) ed erano diretti al campo di prigionia di Coltano (Pisa). I paracadutisti della Divisione Nembo, del Gruppo di Combattimento Folgore, che avevano partecipato alla liberazione di Bologna, stavano viaggiando verso il Nord. Giunti sul Po, si dovettero fermare perché il ponte di barche consentiva il passaggio di una colonna alla volta. I parà si riconobbero e scesero dai mezzi per salutarsi. Si erano addestrati insieme, alcuni avevano combattuto insieme in Africa, si conoscevano bene. Nessun astio per aver scelto una parte. Il senso di onore, rispetto e lealtà ebbe il sopravvento. Al termine si salutarono cantando l’inno dei parà “Come Folgore dal cielo“. Il Po è stato quindi testimone di uno dei primi atti di pacificazione nazionale.
Sabato mattina, l’episodio chiamato “Abbraccio sul Po”, è stato ricordato allo Scalo Pontieri con una messa e la deposizione di una corona d’alloro in acqua, a ricordo dei caduti, portata da alcuni Pontieri a bordo di un gommone in mezzo al fiume. E’ un evento rimasto sepolto nella storia, di cui si è parlato poco, ma che ha è riuscito a fare breccia nel tempo e rivedere la luce, grazie alla manifestazione organizzata dall’Ass. Naz. Paracadutisti d’Italia (Anpd’I) con la partecipazione di numerose autorità, Ass. Combattentistiche e d’Arma e rappresentanti delle FFOO.
Dopo la messa celebrata dal Cappellano Militare del 2° Rgt Genio Pontieri, Massimo Gelmi, il Presidente della Sez. Piacenza Anpd’I, Fabio Scrollavezza, ha ricordato l’episodio parlando di “un gesto di pacificazione” che andava oltre le divisioni e le appartenenze. Per il comandante del 2° Pontieri, Col. Daniele Paradiso “questo evento avviene in concomitanza con il 164° anniversario della fondazione dell’Esercito” e, rivolto alle Associazioni, ha sottolineato il loro ruolo di memoria e il loro impegno nel far conoscere la storia “perché non c’è futuro senza passato“.
Il Pres. Naz. ANPd’I, Generale Marco Bertolini (Gen. Cd’A, già Comandante della Brigata Folgore e del Comando Operativo di Vertice Interforze): “Quei soldati – ha affermato – si riconobbero sul Po perché venivano dalla stessa “famiglia”, alcuni avevano frequentato la stessa scuola, altri condiviso la buca a El Alamein. Dopo la guerra unirono le forze per ricostruire il Paese. Un’unità ritrovata grazie anche ai combattenti. Nonostante la sconfitta, l’Italia si rialzò». Per il Generale “oggi servirebbe prendere ispirazione da questi episodi. Ma sarebbe possibile oggi, dato l’odio che si riversa sull’avversario? Sembra che il tempo non sia più capace di far dimenticare gli odi, ma non possiamo permetterci una guerra civile continua”.
Il Gen. Raffaele Campus, Responsabile Reg. dell’Ass. Combattenti e Reduci, ha ricordato che “sono stati diversi gli episodi di pace e rispetto tra i soldati durante e dopo la guerra. La pace va conquistata ogni giorno. La guerra è la malattia più pericolosa per l’uomo. Bisogna saper fare la pace con i nemici, nel nome del rispetto reciproco, che sta alla base della convivenza civile”.
La Senatrice Elena Murelli (Lega) ha sottolineato che “oggi a ottant’anni quel gesto ci parla ancora… ci ricorda che la Patria è più grande delle nostre divisioni, che il senso del dovere, della lealtà e della dignità può resistere anche alla prova più dura della storia. In un mondo in cui le lacerazioni e i conflitti sono ancora, purtroppo, all’ordine del giorno, l’abbraccio tra paracadutisti ci insegna che il futuro si costruisce solo ritrovando ciò che ci unisce e non fomentando ciò che ci divide”.
La Presidente del Cons. Com., Paola Gazzolo, ha parlato di una “iniziativa riuscita, toccante, da cui è emersa la volontà di superare i muri da un evento partito da un abbraccio di pace che oggi si deve estendere a tutti. L’appartenenza di corpo dei soldati ha consentito di abbattere le divisioni ed è stato un gesto di forte pacificazione di cui ci sarebbe bisogno anche oggi per costruire pace“.
Alla cerimonia presenti anche il Cons. Reg. Giancarlo Tagliaferri (FdI), Franco Albertini, Vice Pres. Provincia, il Vice Sindaco Matteo Bongiorni. Assente solo l’ANPI perché impegnata nelle celebrazioni di Carlo Carini, partigiano fucilato in via Emilia Pavese (evidenziando però così la volontà di voler perpetuare la memoria del sacrificio di una sola parte della nazione -n.d.r.).
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dall’articolo: «L’abbraccio dei parà sul Po prima scintilla di pacificazione» del giornale
e anche condiviso sul gruppo Facebook “Divisione Folgore

Quella Folgore… fino all’ultimo!!

Gli antefatti:

Il 1º settembre 1941 viene formata la 1ª Divisione Paracadutisti con tre Reggimenti.
Nel luglio 1942 (dall’1 al 27 luglio si svolge la prima battaglia di El Alamein) partirono per l’A.S. solo il 186º e 187º (il 185º reggimento, fu mandato in Sardegna per formare il nucleo della 184ª Divisione paracadutisti “Nembo”) di tre Battaglioni ciascuno, con un organico di 5.912 Uomini (di cui 299 ufficiali) col nome di 185ª Divisione Paracadutisti “Folgore”.
All’inizio di settembre la Divisione è schierata a difesa nel settore meridionale della linea difensiva di El Alamein, costituendo il X Corpo d’armata con la 17ª Divisione Fanteria “Pavia”.
Seconda battaglia di El Alamein: 23 ottobre – 5 novembre 1942.
La Folgore viene attaccata la notte del 24 ottobre 1942 e l’ultimo tentativo il giorno 27. Il 3 novembre 1942, l’ordine di ripiegamento. Dopo due giorni di marcia nel deserto, alle 14:35 del giorno 6, dopo aver distrutto le armi, ciò che restava della Divisione si arrese alla 44ª divisione fanteria britannica del generale Hughes. I paracadutisti italiani ricevettero l’onore delle armi.

“….Non un drappo bianco è stato alzato, nessun uomo ha alzato le braccia. … Il nemico evidentemente e palesemente ammirato verso le ore 10.30 aveva cessato il fuoco, si era avvicinato e assisteva alla riunione dei due battaglioni .. e dei due Comandanti di Reggimento 186° e 187 che il maggiore Zaninovich presentava al sottoscritto: 32 ufficiali, 272 paracadutisti, alcuni dei quali feriti, erano ancora nei ranghi, in piedi.”
– II Colonnello Comandante il 187° Regg.to Paracadutisti “Folgore” LUIGI CAMOSSO

La Divisione Folgore fu ritenuta “dissolta per eventi bellici” il 23 Novembre 1942.
(e dopo meno di un mese iniziava anche la triste ritirata in Russia).


Quindi dei circa 6.000 partiti, circa 300 devono arrendersi, ma circa 500, in gruppi sparsi, riescono a rompere l’accerchiamento e a raggiungere Tripoli; circa 400 riusciranno a riprendere marce e combattimenti e, di questi, solo 50 sopravvissuti, feriti ed esausti, saranno catturati a Takrouna!!
Su tanti libri vengono ricordati i protagonisti della decisiva Battaglia di El Alamein, ma poco si conosce della drammatica ritirata degli italiani in A.S. a differenza di quella nel terribile inverno russo avvenuta contemporaneamente.
Tante pagine descrivono la tenacia con cui i soldati italiani hanno fronteggiato l’8° Armata Britannica ma resta una domanda: dopo El Alamein, come hanno affrontato  la tragica ritirata gli uomini che sono sopravvissuti ed hanno continuato a combattere – dal 6 ottobre 1942 al 13 maggio 1943 nel deserto in Libia e in Tunisia? E sapendo, già l’8 novembre 1942, che a completare la nostra sconfitta ormai certa, il Corpo di Spedizione degli Stati Uniti sbarcava in Marocco e Algeria per entrare in battaglia a fianco dei britannici ma alle spalle dei nostri.
Ricordare il valore dei nostri soldati e il sacrificio dei caduti, allorché soverchiati dalle truppe degli anglo-americani che avevano preso Tunisi tagliando ogni collegamento con l’Italia e rendendo inutile la prosecuzione delle ostilità, è molto più di un dovere. (Gino Compagnoni)


Pochi reparti, ma anche singoli o piccoli gruppi, riuscirono a rompere l’accerchiamento inglese e affrontarono la fame, la sete, la tensione per la possibile prigionia, i mitragliamenti dell’aviazione nemica, superando ogni difficoltà durante la lunga sfibrante e deprimente ritirata con marce forzate e mezzi di fortuna.
Poche le probabilità di ricevere rifornimenti nelle tappe egiziane (Marsa Matruh e Sidi el Barrani) e libiche (Bardia, Tobruk, Derna – dove, al loro arrivo, era stato accatastato tutto il materiale di aviolancio – e poi Bengasi, Sirte, Misurata). Sventando i numerosi tentativi di accerchiamento, circa 500 paracadutisti, tra i quali molti feriti, arrivarono, dopo più di un mese e 1900 km, al punto di raccolta, il campo trincerato di Tripoli.
Fiaccati nel fisico per l’estenuante impari lotta affrontata tutti i giorni e nel morale per la perdita di un gran numero di commilitoni, si sentirono sicuramente abbandonati e ormai inutili con un inaccettabile senso di grave sconfitta.

 Ritrovarono spirito per iniziativa del Cap. Lombardini, comandante della 20° Comp. Ragg.to Ruspoli e, poco più di 400, costituirono, amalgamati dalla solidarietà germogliata a Tarquinia, il 285° Battaglione paracadutisti Folgore, che fu composto da 5 Compagnie: la 107°- Cap. CAROLI, la 108° Autonoma -Ten. GIAMPAOLO, la 109° -Ten. ARTUSI, la 110° – Ten. RAFFAELLI, la 111° – Ten. BOSCO CORRADINI, sotto il Comando dello stesso Cap. Alpino Paracadutista LOMBARDINI.
Il Battaglione venne allora inquadrato con altri rimanenti reparti italiani e tedeschi nel 66º Reggimento fanteria della Divisione “Trieste” del XX Corpo d’armata.
Riprese a gennaio la sua ritirata verso Tunisi, prendendo parte alla campagna di Tunisia in cui sostenne una serie di aspri combattimenti a Medenine (6 marzo 1943), poi in difesa della Linea del Mareth poi Gabès e sull’Wadi Akarit (6 aprile) dove ricevettero le M.d’Argento Ten. Ludovico Artusi, – STen Cesare Cristoforetti, – Cap.M. Giambattista Corlazzoli, – Ten. Rolando Giampaolo.

“…a Wadi Akarit un ultimo assalto sfonda l’accerchiamento inglese combattendo anche all’arma bianca….  al C.M. Paracadutista Giambattista CORLAZZOLI di Bergamo una raffica di mitra trancia il braccio destro… quando il Comandante lo raggiunge, il buon Corlazzoli gli porge con la mano sinistra la propria baionetta dicendogli: “Comandante finisca l’opera! Io questo braccio lo offro volentieri alla Patria…” Continue reading

Un luogo e una data da ricordare

TAKROUNA, un nome sconosciuto ai più, anche di appassionati viaggiatori, di un piccolo paese in Tunisia che pure è poco distante da una ben più nota località turistica, HAMMAMET.
Eppure anche in quel piccolo paese è legato a un ricordo…  quello di soldati italiani che si sacrificarono combattendo in Africa Settentrionale e, in particolare, alla FOLGORE.
Takrouna è un villaggio berbero in cima a una rocca rocciosa che svetta sulla pianura di Enfidaville, tra colline rocciose interrotte da qualche strada sterrata, nella regione tunisina del Sahel, dove la Storia ha voluto lasciare un segno del suo passaggio.

A seguire, alcune note tratte dalle recenti commemorazioni annuali riportate perlopiù nel sito https://www.congedatifolgore.com/it/

Nel 2010, presso la Stele eretta ai piedi della Rocca di Takrouna a ricordo dei paracadutisti della Divisione “Folgore” ivi caduti, si è tenuta, il 24 aprile, una cerimonia commemorativa organizzata dal T.Col. Ugo Cantoni dell’Ambasciata d’Italia a Tunisi.
Erano presenti, oltre all’Ambasciatore Pietro Benassi e all’Addetto Militare C.Amm. De Felice, le Autorità locali e anche molti Addetti Militari delle Ambasciate dei Paesi accreditati a Tunisi.
La rappresentanza giunta dall’Italia era costituita dal T.Col. Fedele Aloè del 66° Rgt. Fanteria della Br. Friuli. accompagnato da un sottufficiale ed una soldatessa, da un Nucleo di Carabinieri dell’Ass. Carabinieri in congedo della Sezione di Bobbio (PC), dal Ten. (ris) Rolando Giampaolo. dal Gen.Br. (aus) Salvatore lacono, dalla S.ra Lucilia Andreolli (figlia del S.Ten. M.V.M. Andreolli). Hanno partecipato alla cerimonia anche diversi paracadutisti in congedo residenti in Tunisia. Commemorazione 2010
Il 24 Aprile 2018, a Takrouna, il 75° anniversario di quella cruenta Battaglia (definita dagli storici francesi come “missione suicida”) e la commemorazione dei soldati italiani che lì sono caduti.
L’AREA DEL MONUMENTO E’ STATA RIPRISTINATA SU INIZIATIVA DALL’ANPDI e grazie all’Addetto Militare della Ambasciata Italiana, Capitano di Vascello PAOLO FANTONI, che ha coordinato perfettamente i lavori di ripristino e grazie anche all’interessamento del PARA’ ROLANDO GIAMPAOLO JR..
Hanno contribuito all’opera anche molti altri sodalizi e un ulteriore stanziamento dell’ANPDI ha consentito all’inizio del 2018 una sostanziale manutenzione dell’area, con la creazione di una recinzione adeguata alla sacralità del luogo. Il Paracadutista Rolando Giampaolo, il cui Padre ha eroicamente combattuto da El Alamein a Takrouna, si occupa da sempre di ricordare le gesta di quegli Uomini e la memoria di quei luoghi.
Schierati davanti al Monumento, l’Ambasciatore d’Italia a Tunisi, Lorenzo Fanara, gli addetti militari di Algeria, Canada, Francia, Belgio, Russia ed autorità civili e militari locali.
Oltre a Rolando Giampaolo, Lucilia Andreoli, figlia del Sottotenente Cesare Andreoli (Medaglia d’Argento). Numerosa la delegazione dell’Associazione Italiani di Hammamet, grazie alla quale si realizzerà l’iscrizione del luogo: “Memoriale dei Paracadutisti Italiani caduti in Tunisia“.
Nel corso del suo discorso, l’Ambasciatore Fanara ha dichiarato: Continue reading

…quando le Trasmissioni…

All’inizio ci provarono in tanti e in tanti modi… comunicare a distanze superiori alle sole possibilità del corpo umano (vista, udito, ecc.) era stato per millenni un tentativo impegnativo.
E’ di 360 anni prima di Cristo l’esperimento di Enea il Tattico, impegnato nelle guerre in Grecia, che utilizzava un marchingegno basato sul fuoco.
Solo dopo due millenni la vera svolta decisiva… la scoperta delle onde elettromagnetiche.; e da lì (nel 1820 Oersted scopre che un filo attraversato da corrente fa spostare l’ago di una bussola) iniziava una corsa velocissima per soddisfare tutte le esigenze di comunicazione nei tanti settori nei quali l’Umanità si era nel frattempo suddivisa (eserciti, commerci, economia, viaggi, ecc). Nel 1873 Maxwell descrive la “Teoria Dinamica del Campo Elettromagnetico”. Nel 1885 Edison deposita un brevetto su un sistema di comunicazione radio tra navi che poi vende a Guglielmo Marconi il quale nel 1896 registra il suo “Brevetto n° 12039 – Miglioramenti nell’Emettere Impulsi Elettrici e Segnali in Apparato allegato“. Formalmente il primo brevetto ufficiale di invenzione della radio, sebbene Marconi abbia utilizzato diverse tecniche realizzate da altri sperimentatori; e nel 1897 Marconi costruisce la prima stazione di radio sull’Isola di Wight.
Vedi anche l’articolo “Spatia devinco…

… sulla Storia delle Trasmissioni (e dei Trasmettitori)…

Leggiamo insieme, con il dovuto rispetto, quanto riportato nelle pagine del sito ufficiale dell’Esercito in proposito:

FESTA: 20 giugno – anniversario della Battaglia del Piave (1918).
PATRONO: San Gabriele Arcangelo (29 settembre).
CONCESSIONE BANDIERA: decreto 30 giugno 1998.

Nasce come Specialità dell’Arma dei Genio e già nel 1883, nel 3° reggimento Genio di nuova costituzione, sono inserite due brigate telegrafisti (i battaglioni di allora) preludio alla trasformazione in reggimento telegrafisti. Il deposito di quest’unità mobiliterà la massa dei reparti per i collegamenti operanti durante la guerra 1915 – 18.
trasmettitore old 3Riconosciuta la validità e l’importanza di avere a disposizione unità destinate esclusivamente alla gestione dei collegamenti, sono costituiti fra il 1918 ed il ’19 un nuovo reggimento telegrafisti, dal 1919 al ’26 i battaglioni telegrafisti di corpo d’armata, dal 1926 due reggimenti radiotelegrafisti, al cui scioglimento nel 1932 i battaglioni sono inquadrati nei reggimenti genio.
Nel corso del secondo conflitto mondiale sono mobilitate compagnie telegrafisti, radiotelegrafisti, teleradio, battaglioni misti collegamenti, e le compagnie inserite nei battaglioni misti del genio. Passa la guerra e la specialità, seguendo lo sviluppo tecnologico, cresce a sua volta di importanza.
Il 16 maggio 1953 alla Specialità Collegamenti del Genio è data la denominazione di Trasmissioni e trasformata in specialità autonoma. Conseguentemente nell’ambito delle grandi unità hanno vita battaglioni e compagnie trasmissioni.
La legge 30 dicembre 1997 sancisce la costituzione dell’Arma delle Trasmissioni che attualmente comprende undici reggimenti ripartiti in un Comando Trasmissioni ed Informazioni dell’Esercito e quattro Brigate Trasmissioni oltre alla componente trasmissioni dei Reparti Comando.
Come previsto dal D.M. in data 1° giugno 1999, la nuova Arma delle Trasmissioni è articolata su due specialità: specialisti in telematica e specialisti in guerra elettronica.

e ancora:
Nata come specialità “Telegrafisti” dell’Arma del Genio, l’Arma delle Trasmissioni è una delle trs_homeArmi a maggior valenza tecnologica della Forza Armata. Chiamate ad un impegno sempre crescente di necessità di collegamenti sicuri, veloci e durevoli, le Trasmissioni hanno sviluppato enormi capacità professionali soprattutto dopo l’apertura della stagione delle missioni internazionali in ogni angolo del globo.
Non dimentichiamo infatti che le Trasmissioni hanno partecipato e partecipano in virtù della loro specificità basilare nelle strutture di comando e controllo a tutte le missioni fuori area garantendo sempre i collegamenti con i Comandi in Patria da qualsiasi teatro abbia visto lo spiegamento dei contingenti nazionali. La professionalità degli appartenenti a quest’Arma, l’altissima valenza operativa ne fanno una componente basilare della Forza Armata.

Ed ecco alcuni dei mezzi oggi in dotazione:
Land Rover AR 90 – VM 90T – VTLM Lince – BV-206 – Shelter UEO 2 per Posti Comando
Stazione Radio Digitale HF di Grande Potenza CNR2000 – Complesso Ponti Radio PR6-190/N
Term. Satellitare Portatile in Banda SHF TST 101/X – Term. Sat. Campale TST 111/X
Term. Sat. Multibanda Carrellato TSM 231 – Sistema Sat. Multibanda TSM 305/S
Term. Sat. Multibanda TSM 301 – Centrali Digitali CD115WB, CD145 e CD141
Multiplex a media capacità MT 301 – Multi Protocol Switch MPS 115 e MPS 145
Multiservice Switch Router MSR 165 – Terminazione di Linea Ottica MT 327
Stazione di Energia Mobile GE-9/765 10/20 kW e 25 kW – Stazione di E.M. GE-9/765-3-CE 50 kW

Un’Associazione poco conosciuta

L’Associazione Nazionale Combattenti Guerra di Liberazione inquadrati nei Reparti regolari delle Forze Armate (ANCFARGL) che, nel tempo, è andata via via perdendo di risonanza schiacciata da altre organizzazioni che, avendo nel frattempo assunto anche un carattere politico evidente, si sono accaparrate tutta la scena (e fors’anche i finanziamenti).
Non può ritenersi corretto che ai Gruppi di Combattimento (tra i quali si distinse il Folgore), ai quali va sicuramente riconosciuto il maggior contributo italiano al termine del conflitto sul nostro suolo, non venga dato uno spazio coerente alla loro importanza storica.
Un campo sportivo (precedentemente utilizzato dalla Div. Legnano come campo di esercitazioni militari) era stato dedicato, a Bergamo, al Gen. Umberto Utili che aveva comandato il Corpo Italiano di Liberazione, ma era stato poi per almeno un trentennio abbandonato al degrado. Solo le proteste recenti dei cittadini e di Associazioni d’Arma hanno spinto l’amministrazione comunale ad iniziare il recupero dell’area e del monumento.

Un episodio particolare

Un episodio riportato anche nel blog CongedatiFolgore, successo ai vecchi della Folgore alla fine II° guerra mondiale che merita di essere ricordato..
PREMESSA: Quel tragico 8 settembre 1943 che vide l’Italia dividersi su due fronti avversi, portò anche gli eredi della gloriosa Divisione di El Alamein a separarsi e diventare i nuclei costitutivi di due diversi corpi ma con lo stesso spirito di sacrificio. Dal 25 settembre 1944 al 25 aprile 1945 in Italia vi furono due unità militari “Folgore” impiegate entrambe in battaglie come Fanteria convenzionale, ma una al Nord e una al Sud; …evidentemente anche in un’Italia tristemente divisa il richiamo a quei valori che quel nome rappresentava, era una forte necessità comune. Fortunatamente nel rimanente periodo di guerra le due unità non furono mai contrapposte negli stessi luoghi. Ebbene:
Era il 3 maggio 1945, la guerra era finita da alcuni giorni e l’ultimo reggimento della Folgore al Nord si trovava acquartierata a S.Vincent. Arrivò una colonna della 34^ Divisione di fanteria americana che aveva combattuto a Nettuno proprio contro la Folgore e aveva avuto modo di apprezzare il coraggio dei nostri soldati. Per questo motivo il loro comandante, maggiore Rooney, non chiedeva un disarmo plateale ma solo la consegna delle chiavi dell’armeria. Il giorno successivo, alla cerimonia per la consegna delle armi, tutti consegnarono le proprie armi, dopo averle baciate, nelle mani del comandante, che strinse a tutti la mano ringraziando per la dedizione e l’impegno profusi fino all’ultimo.
Agli ufficiali venne lasciata la pistola, un reparto americano rese gli onori militari dopodiché ponte piai nostri, su camion americani, lasciarono la città diretti ai campi di concentramento.
A Piacenza, sulla riva sinistra del Po, il convoglio dei prigionieri sostò per aspettare il proprio turno di passaggio sul ponte di barche; quando i camion ripartirono, sull’altra riva una lunga autocolonna attendeva il suo turno di passaggio. A bordo vi erano i paracadutisti italiani del Gruppo di Combattimento Folgore, che avevano combattuto con gli anglo-americani.
Riconosciutisi, i combattenti del Nord e del Sud scesero dai camion, si abbracciarono, dimostrandosi un grande segno reciproco di cameratismo che travalicava le dolorose scelte compiute. I militi del sud donarono ai commilitoni del nord quanto poterono, di viveri e generi di conforto. Poi le due colonne mossero in direzioni opposte, verso due differenti destini. In piedi sui cassoni delle due colonne, tutti i paracadutisti cantavano l’Inno della Folgore.

…e noi tiriamo avanti!

…questo è l’avviso che tutti i gestori di siti basati sulla piattaforma “Myblog”, si sono trovati nelle notifiche alcune settimana fa. Un brutto colpo, dovuto sicuramente a motivi commerciali, perché significava vedere le proprie opere e impegno svanire nel nulla cosmico, come morire…
I più esperti (o altri con l’aiuto di un esperto) hanno trovato però una soluzione e, con un po’ di lavoro e poche perdite, hanno potuto “trasferire” il proprio sito su di un’altra piattaforma che, si spera, più duratura, E’ il caso fortunato del nostro blog che potrà proseguire la sua vita modificando solo, visto dall’esterno, il proprio indirizzo (URL). Il nuovo indirizzo internet del blog del Battaglione è ora:
https://btgtrsfolgore.altervista.org ma chi aveva memorizzato il vecchio non dovrà modificare nulla perché verrà automaticamente indirizzato al nuovo. E così, simile all’ultimo messaggio dell’Ariete da El Alamein… la Folgore resiste!! …e prosegue segnalando una mostra interessante per i trasmettitori…